CABIN In the WOODS - (2012) di Drew Goddard
Giovinastri come vittime sacrificali + sarabande di mostri + società massoniche governative = cascate di sangue e il pandemonio
TRAMA: Un gruppo di 5 studenti universitari decide di passare il weekend in mezzo alla natura di campagna in una vecchia casa nel bosco <un giorno qualcuno dovrà spiegarmi perché ca**o la gente debba sempre andarsi a cercare luoghi così dimenticati e pittoreschi per campeggiare>. Peccato che questa sia in realtà una delle coperture apposite per delle discutibili quanto misteriose operazioni "sacrificali" attuate da una società segreta governativa che secondo un piano rituale (avvalendosi di trappole, macchinazioni, monitoraggi e mostri di varia natura e tipologia) da secoli placa la sete di sangue di “un qualcosa” di antico ben oltre l’umana comprensione che abita il centro della Terra, il cui risveglio provocherebbe la fine del mondo così come lo conosciamo.
CAST & TECNICI: ognuna delle "vittime sacrificali" rappresenta una figura simbolica fondamentale nell’enorme gioco al massacro nel quale incapperanno, troviamo rispettivamente.
Dana/Kristen Connolly (l’affascinante ragazza pura e vergine, occhi immensi e chioma fulva, la più candida del gruppo ma anche la più coriacea); Curt/Chris “Thor” Hemsworth (il palestrato festaiolo e compagnone non particolarmente intelligente); Jules/Anna Hutchisnnon (fidanzata di Curt, non sarebbe neanche l’archetipo della “sgualdrina” ma i trabocchetti della casa nel bosco aumenteranno via più la sua disinibizione); Marty/Fran Kranz (il “buffone” del gruppo, cinico e disincantato, sempre mezzo-fumato ma inaspettatamente scaltro e sensibile, nonché principale portatore d’umorismo nel gruppo, la cui dipendenza da “marija” lo rende immune alle droghe filtrate nella struttura) e…basta? Ah no! c’è pure Holden/Jesse Williams (l’intellettuale belloccio e di buon cuore che tanto piace a Dana, che pur facendocelo apparire come il personaggio più astuto e positivo della pellicola il suo trapasso sarà abbastanza infelice).
Passando per i personaggi più simpatici e per i quali proviamo quasi maggior empatia rispetto ai 5 protagonisti, ossia i tecnici (interpretati dai veterani Richard Jenkins & Bradely Withford + la più giovane ma coscienziosa Wendy/Amy Acker) che operano in una vasta base sotterranea.
Pur fungendo da inflessibili carnefici operano come dei comuni impiegati d’ufficio e si comportano come se fosse tutta una cosa normale e quotidiana: scherzano, litigano, fanno scommesse e si mettono in competizione con gli altri colleghi. Cercano di risolvere problemi qualora se ne verifichino, fanno pause bagno/caffè/pranzo, organizzano festini se certe operazioni “vanno in porto” con successo e gli tocca pure assolvere delle fastidiose faccende burocratiche. Insomma per quanto atroci si rivelino le loro azioni (attuate mediante trappole e trabocchetti sempre più macchinosi ed orride creature disumane d’ogni varietà), per essere gli antagonisti sono un vero spasso da vedere e seguire
La regia di Drew Goddard [fattosi apprezzare in ambito seriale facendo parte dei team creativi di “Buffy”, “Angel” (entrambi del amico/mentore Joss Whedon) e “Lost” (di J.J. Abrams) ma anche per aver sceneggiato il “Cloverfield” di Matt Reeves e "The Martian" di Ridley Scott e per aver rilanciato con successo “Daredevil”] si mostra da subito semplice ma efficacissima ed elegante (anche se la prova del 9 verrà poi con “7 Sconosciuti a El Royale”).
Assieme al collega Joss Whedon (prima che si compromettesse la carriera anni dopo), i nostri si divertono ad illudere gli spettatori (come illudono e fanno sobbalzare i personaggi) di trovarsi davanti ad un tipico Horror all’americana per poi sorprenderli con trovate su trovate fantasiose dove viene centrifugato di tutto (e di più) senza risparmiare sorprese, frecciatine politiche ed inaspettati picchi di gore&splatter (specie quando poco prima della conclusione i ragazzi sopravvissuti si ritrovano finalmente nella base sotterranea e liberano tutti i mostri scatenando un pandemonio).
Buone infine le musiche ariose ed incalzanti di David Julyan, a cui si aggiungono la scatenata “Last” dei Nine Inch Nails posta nei titoli di coda <e già solo per questa sarebbe legittimo un pogo sfrenato> ma anche “So Easy” degli Eagles of Death Metal, “She’s Business” di Iggy Pop, “White Knuckles” degli OK GO e “The Sound” degli Switchfoot.
E come non ci fosse limite alla figaggine c’è pure un gustoso cameo di Sigourney Weaver.
CONSIDERAZIONI GENERALI: alla sua 1^esperienza dietro alla macchina da presa per il grande schermo e armato d’una sceneggiatura brillante a 4 mani, Drew Goddard mischia con abilità molteplici toni e suggestioni, abbatte tutte le barriere e i luoghi comuni dell’Horror e dei B-Movies tirando fuori qualcosa di mai visto.
Ci sono i mostri, ci sono i giovinastri volutamente stereotipati secondo un determinata simbologia (tutti i personaggi comunque finemente caratterizzati), c’è violenza, ci sono degli intrighi, si esagera con senso della misura, c’è qualche jump-scare ma c’è anche molta ironia e ritmo.
Soprattutto c’è l’inventiva che và a ruota libera e non mancano delle frecciatine velenose alla burocrazia e alle sette segrete. Tutto questo racchiuso in un mix irresistibile e dal finale sorprendente nella sua lucida cattiveria.
Tanta carne al fuoco ma cucinata magnificamente con passione, coraggio e voglia di mettersi in gioco. Tanta roba ed è impossibile non amarla.
VOTO: 8.5
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