CONSTANTINE - (2005) di Francis Lawrence
Dalle pagine del Fumetto alla Celluloide, una trasposizione discutibile ma efficace e con un suo fascino
TRAMONE: John Constantine è un occultista e cacciatore di demoni che deve compiere delle azioni significative per evitare la propria dannazione eterna negli Inferi (sia perché in gioventù tentò il suicidio a causa dal tormento dato dalle proprie visioni paranormali, sia perché la dipendenza dal fumo gli ha procurato un grave cancro ai polmoni). Una serie di strane circostanze lo portano a prestare aiutare alle indagini di una detective che tenta di far luce sul presunto suicidio della propria sorella ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Il loro cammino li condurrà anche alla ricerca di un’artefatto dal quale dipendono gli equilibri tra l’Aldilà e il Nostro mondo: la Lancia del Destino. Oggetto con il quale si dice fosse stato trafitto il Cristo e che permetterebbe alla progenie del Demonio d’impadronirsi della Terra.
COME SI E’ ARRIVATI A CIO’? era da tempo che si stava tentando di trasporre per il grande schermo “Hellblazer” della DC/Vertigo, ma ci volevano un regista in possesso di talento visivo, degli sceneggiatori consapevoli e un attore con l’argento vivo addosso.
Inizialmente si pensò al videoclipparo Paul Hunter [che di suo diresse solo “Il Monaco” con Chow Yun-Fat e Sean William Scott] e successivamente all’indiano Tarsem Singh [videoclipparo a sua volta e già regista dell’affascinante “The Cell”] che per il protagonista optò per Nicolas Cage ma le divergenze e i disaccordi con la Warner portarono all’abbandono di entrambi. A rincarare la dose ci pensò la volontà di Alan Moore di non venire accreditato e di disconoscere l’operazione in quanto poco soddisfatto dalle trasposizioni di altri suoi lavori. Si pensò allora, anche per evitare fraintendimenti con la saga di “Hellraiser”, d’intitolare la pellicola semplicemente come “Constantine”.
Alla fine la scelta del regista ricadde sul allora videoclipparo Francis Lawrence e per cogliere la palla al balzo dal successo della saga di “Matrix” la parte del protagonista andò a Keanu Reeves.
L’operazione partì con le migliori intenzioni ma non con le migliori premesse, in quanto: il bene e il male presenti nel film sono piuttosto netti e non vi sono le mescolanze e le sfumature tra questi due fronti che invece avevano fatto la grandezza del fumetto; la componente action si mangia un po troppo quelle thriller e noir, quasi a voler fare il verso ad altri franchise (tipo “Underworld”, “Resident Evil”, “Blade” ed “Hellboy”); il personaggio incarnato da Reeves differisce molto nell’aspetto e nella sua neutralità tra inferno e paradiso (pur propendendo più per quest’ultimo e agendo a fin di bene il personaggio cartaceo era un po più neutrale fra i due fronti).
Eppure, malgrado tutto ciò, l’operazione ebbe diverse frecce al suo arco e zitta-zitta incassò piuttosto bene, col passare degli anni finì per diventare un piccolo/minuscolo cult e si costruì un suo seguito.
COSE Che COSANO: registicamente Lawrence se la cava abbastanza (sarebbe migliorato poi con “Io Sono Leggenda”, i vari “Hunger Games” e “Red Sparrow”) e ce la mette tutta per offrire uno spettacolo decoroso e dignitoso.
Keanu Reeves ci s’impegna e pur differendo molto dalla caratterizzazione del personaggio cartaceo ne azzecca la psicologia, il cinismo e l’umorismo nero [merito anche del doppiaggio dell’immancabile Luca Ward], mentre la brava Rachel Weisz [doppiata da Laura Romano] non sfigura affatto, se la cava e riesce a costruire una bella alchimia con il protagonista.
Tilda Swinton è un Arcangelo Gabriele androgino, elegante e machiavellico che non esubera e non scade mai nell’over-acting; il non ancora instabile Shia LaBoeuf dà vita ad un personaggio simpatico; Djimon Honsu [doppiato da Pannofino] nel rivestire i panni di Papa Midnight riesce a dar forza al personaggio assegnatogli e simboleggia una certa ottusità di chi dovrebbe/vorrebbe amministrare la neutralità tra 2 fronti opposti in perenne conflitto e sempre pronti a tirare colpi bassi facendosi scudo dell’immunità diplomatica; perfettamente odioso il demone dandy interpretato con fare piacevolmente giggione da Gavin Rossdale [cantante dei Bush ed ex-marito di Gwen Stefani] ed infine un azzeccatissimo e visibilmente divertito Peter Stormare nei panni di Lucifero [doppiato da Dario Penne], tanto istrione e accomodante quanto diabolico e pericoloso (compare per pochi minuti verso la resa dei conti finali ma non ce lo si scorda più e ha un sua utilità ai fini della vicenda).
Il comparto effettistico pur non essendo particolarmente innovativo è di discreta fattura (anche se qualche effetto pratico e prostetico non avrebbe guastato); le sequenze d’azione funzionano, sono girate con mestiere e non risultano mai fuori luogo; il ritmo è quello giusto e le parti investigative sono piacevoli da seguire; gli squarci infernali che proiettano gli spettatori in una realtà alternativa deflagrata e popolata da anime dannate sono molto suggestivi, come efficaci si rivelano alcuni richiami all’Esorcista di Friedkin.
Buono infine il comparto musicale, ora orchestrale ed evocativo ora elettronico ed incalzante, imbastito da Brian Tyler & Klaus Badelt (allora protégé di Hans Zimmer). Ottima anche l’inclusione di “Passive” degli A Perfect Circle.
In conclusione, pur prendendosi parecchie libertà nella trasposizione, “Constantine” offre dell’intrattenimento sano, senza pretese e sufficientemente onesto. Visivamente accattivante e nobilitato da un cast interessante. Aspettiamo di vedere cosa riusciranno a fare con il sequel da poco annunciato (con Keanu Revves e Francis Lawrence riconfermati nei rispettivi panni di protagonista e regista) e se riusciranno ad avvicinarsi un po di più alla materia fumettosa rispetto a quanto fatto con questo primo film. Chi vivrà, vedrà.
VOTO: 6/7
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