Il BARONE Di MUNCHAUSEN - (1988) di Terry Gilliam
Immaginazione Senza Confini
TRAMONE: siamo nel passato, ipoteticamente tra il 1700 e il 1800, in una città immaginaria che dà sul mare che però viene assediata dai Turchi e, tanto per cambiare, l’esercito posto in difesa governato dallo stolto funzionario Orazio Jackson si dimostra inadeguato (il soldato migliore viene fatto giustiziare con l’accusa di svilire così gli altri commilitoni).
Ma malgrado tutto, in un piccolo teatro vengono inscenate, con non poche difficoltà da parte della compagnia locale, le vicende del nobile avventuriero Karl Friedrich Hieronymus von Münchausen, finché non vengono interrotti da un vecchietto disilluso che dichiara di essere il vero Barone di Munchausen.
Dopo aver narrato la sua versione dei fatti, rivelando di essere avversario del Re dei Turchi da quando quest’ultimo perse una scommessa contro di lui e dopo esser sopravvissuto ad una cannonata che demolisce il teatro, questi viene convinto dalla piccola Sally Salt (estasiata dai suoi racconti) a combattere e scacciare gli invasori.
Il presunto Barone accetta la richiesta d’aiuto ma per poter salvare la situazione deve ritrovare i suoi vecchi compagni di ventura. S’imbarcano quindi al loro ritrovamento per cielo/mare/terra, passando per la luna e gli inferi a bordo d’una mongolfiera fatta interamente con biancheria intima femminile.
COSE Che COSANO: girato e realizzato a Cinecittà, può considerarsi tranquillamente fra i migliori titoli realizzati da Terry Gilliam, ma non solo: anche fra i suoi più rappresentativi e fra quelli che ne consacrano l’estro visionario.
Con “Le Avventure del Barone di Munchausen” l'ex-Monty Python dà sfogo alla propria propensione barocca e cartoonesca <ancor più di “Brazil”>, divertendosi come un matto a farsi beffe d’ogni forma di razionalità per dar spazio all’impossibile e all’improbabile, trattando la 7^arte come un mezzo per far fluire l’immaginazione e così la sua libertà espressiva.
Un’autentica giostra per gli occhi. Un tripudio ipertrofico di effetti speciali pratici, di scenografie, costumi e ricostruzioni.
La regia si converte in un parco giochi, si reinventa ad ogni inquadratura e non manca di strizzare l’occhio a George Méliès in questa storia rigogliosa di situazioni, idee e personaggi, che vive/ragiona per addizione senza perdere mai il controllo della narrazione basica.
Quanto agli interpreti: John Neville con la sua impostazione fortemente teatrale è perfetto a tratteggiare le sfumature del protagonista (da quella più scaltra a quella più spensierata fino a quella più disillusa); Jonathan Pryce (amico di lunga data del regista) nei panni di Jackson è odioso quanto basta; il buonanima Robin Williams è visibilmente divertito nei panni del Re della Luna (con tanto di testa levitante e doppia personalità); passando per una giovanissima e già mozzafiato Uma Thurman (alla sua 1^esperienza) nei panni della moglie del Dio Vulcano (interpretato dal compianto Oliver Reed, anch’egli parecchio divertito nel ruolo assegnatogli); il resto dei comprimari funzionano alla grande e risultano memorabili (in primis il vecchio velocista interpretato da Eric Idle, anch'egli ex-Monty Python).
Si segnala infine un breve cameo di Sting.
Un aiuto prezioso lo forniscono pure le musiche di Michael Kamen [Brazil, Highlander, Arma Letale, Die Hard e Il Duro della Roadhouse] e il doppiaggio italiano.
Peccato che la critica e il box-office non abbiano premiato un tale lavoro, come precedentemente non fecero con quello che poi sarebbe stato considerato il masterpiece del Nostro.
Ma alla fine ride bene chi ride ultimo e malgrado tutto, Gilliam continua a ridersela (e fa bene).
Noi stessi siamo fatti di Fantasia e Desiderio. Immaginare e trasporre nella realtà un tale flusso d’idee stimola la mente, il corpo e l’anima non solo di sé stessi ma anche di chi segue. Rinnegare tutto ciò è come rinnegare e sopprimere sé stessi.
Il personaggio di Sally [interpretata da una Sarah Polley allora bambina] rappresenta il bambino interiore di ciascuno di Noi che ha voglia di novità e meraviglia, la cui immaginazione rinvigorisce il Barone stesso.
Più che essere raccontato, va soprattutto visto. FILMONE!
VOTO: 9
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