JOHN DIES At The END - (2012) di Don Coscarelli
Di tutto e di più
LA TRAMA E’ SEMPLICE: un nuovo tipo di droga <denominato “salsa di soia”> permette di attraversare il tempo, le dimensioni e avere esperienze extra-corporee, chi la usa però non è più umano. Nel mentre si sta diffondendo anche una silenziosa invasione di alieni e creature sovrannaturali.
A dover fronteggiare tali minaccia, l’unica speranza del mondo sono David e John (quest’ultimo facendo uso della salsa di soia ha acquisito la facoltà di resuscitare), due sciroccati che hanno mollato il college e che a malapena riescono a tenersi un lavoro fisso.
COSE Che COSANO: a 10 anni di distanza dalla sua ultima regia d’un lungometraggio, grazie al supporto dell’attore Paul Giamatti nella duplice veste di produttore (e del giornalista a caccia di scoop a cui uno dei protagonisti racconta alcuni fatti verificati), l’artefice di piccoli-grandi cult di genere e del filone B-Movie quali "Phantasm"/"Bubba Ho-Tep"/"Beastmaster", Don Coscarelli torna alla m.d.p. con un progetto inizialmente pensato come infilmabile.
Nello specifico: uno dei romanzi di maggior successo David Wong [al secolo Jason Pargin], scrittore umorista e blogger di un sito dai contenuti volutamente deliranti.
Il risultato di un simile incontro fra due menti creative tanto peculiari non poteva che essere un altro divertentissimo instant-cult come il regista italo-americano ci ha abituati. Dove l’inventiva e la sregolatezza si possono evincere già dallo stesso titolo fintamente spoileroso.
Una pellicola la cui forza sta proprio nel suo essere un quantitativo di innumerevoli elementi e spunti diversi fra loro che però si legano in maniera sorprendentemente armonica e nei suoi continui cambi di marcia che si accumulano e deflagrano in più momenti. Dove l’apparente mancanza di un senso è portata avanti splendidamente dalla regia, la narrazione e la messa in scena energica, sporca e all'occorrenza psichedelica di un Coscarelli sempre ispiratissimo che riesce ad incanalare e condurre il tutto e dargli un senso.
Dove i non detti e le cose lasciate all’immaginazione degli spettatori (vuoi per mancanza di tempo o di budget, vuoi perché forse troppo complesse da traslare su celluloide o addirittura troppe da dover immettere in un solo film) sono utilizzati con dovizia senza infastidire e risultando perfettamente funzionali ai fini dell’operazione. Merito anche dell’efficiente impiego del comparto effettistico sia artigianale (prevalente) che digitale.
Ragionando sia per accumulo che per sottrazione, mantenendone l'equilibrio.
E le stramberie abbondano, tra: maniglie delle porte che diventano falli; mostroni fatti di generi alimentari surgelati; squallidi parassiti che si impossessano delle persone; macchinari bio-meccanici senzienti (che strizzano l’occhio sia alla bolla de “Il Prigioniero” che alla sfera di “Gantz”); un’amica dei due protagonisti che ha una mano fantasma; uno spacciatore rasta con poteri telepatici; cani parlanti che sanno guidare; gruppi massonici che si rifanno ad “Eyes Wide Shut”; dimensioni parallele; mondi onirici subconsci; ambigui agenti di polizia la cui immagine non si riflette negli specchi ed entità maligne di natura Lovecraft-iana.
A completare il tutto, vi sono le divertite performance dei due ignorantissimi protagonisti. Da una parte John sedicente rockstar con il pallino per le battute sconce, dall’altra parte Dave (vero e proprio alter ego dello scrittore) un po più sveglio e pacato. Passando per le amichevoli partecipazioni di gente come Clancy Brown [nei panni di un folle fisico ed esorcista] e Doug Jones [attore feticcio di Guillermo Del Toro], oltre allo stesso Giamatti che verso il finale riserva un’ennesimo colpo di scena.
Pregevoli infine le musiche del prolifico Brian Tyler [Six-String Samurai, Bubba Ho-Tep, Constantine, Iron-man 3, TimeLine di Donner, John Rambo e I Mercenari di Stallone, Ready Or Not, Scream del 2022, Now You See Me, il recente revival meta-cinematografico di Chip & Ciop Agenti Speciali e svariati capitoli di Fast&Furious] dal forte taglio ipnotico e minimalista rispetto ai toni più movimentati e grintosi con i quali si è soliti associarlo.
Non mancano beffe al filone teen-comedy come anche a certi archetipi orrorifici e fantascientifici, riuscendo però a non far perdere credibilità al racconto per quanto la si voglia mandare allegramente in vacca. Condendo il tutto con del black-humor e qualche trovata macabra che non guasta.
Volendogli trovare dei difetti si potrebbe segnalare il minutaggio (sarebbe stato ancor più bello fosse durato d i più) e la natura low-budget dell’operazione sia un’arma a doppio taglio sia per la necessità di dover asciugare e condensare molti passaggi che avrebbero donato una maggior completezza che per una maggior resa estetica (anche se di quel ch’è stato offerto c’è ben poco di cui rimanere scontenti).
‘Moral della favola: “John Dies in the End” è un delirio divertente e gustoso che con le sue divagazioni viaggia libero e anarchico come le menti che l’hanno concepito e trasposto, facendo pure segno pieno. Potrebbe non essere per tutti ma è una visione che vale decisamente la pena sperimentare e nella quale lasciarsi trasportare.
VOTO: 7/8
#DonCoscarelli #DavidWong #PaulGiamatti #ClancyBrown #DougJones
#BMovies #AlienInvasion #Lovecraft #Multiverse