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KNOCK At the CABIN [Bussano alla Porta] - (2023) di M. Night Shyamalan

Salvezza per Sacrificio


TRAMA RIASSUMIBILE IN: mentre sono in vacanza in una baita isolata in mezzo ai boschi e ad un lago, una coppia gay e la loro figlioletta adottiva, vengono presi di mira da quattro sconosciuti che gli chiedono di sacrificare uno di loro per impedire una fine del mondo ormai prossima ad abbattersi.


ANALISI & COSNIDERAZIONI: un tema come l’Apocalisse e un ramo stilistico come quello dell’home-invasion non sono soggetti nuovi nello scenario cinematografico e seriale (lo stesso Shyamalan ci ha flirtato in altre occasioni), eppure a sto giro, il valente regista indiano vi rimette mano e, a suo modo, li rinnova.


Ambientando il tutto fra 4 mura domestiche isolate ma in mezzo a verdi spazi aperti molto spesso illuminati e con soli 7 attori in scena. E come per il più recente “OLD” riesce nella non semplice impresa di creare un’orrore che possa inquietare e destabilizzare anche se alla luce e all’aria aperta.


Merito di una messa in scena che pur ragionando per sottrazione riesce a infondere il giusto coinvolgimento e la carica ansiogena ad ogni frame, grazie ai movimenti e le rotazioni della m.d.p., delle inquadrature, dei grandangoli, la disseminazione di dettagli e l’uso dei piani sia ravvicinati che più ampi al fine di garantire il maggior coinvolgimento possibile. Il tutto arricchito da una fotografia ora calorosa ora glaciale ed una soundtrack orchestrale che sa farsi minimalista per poi incalzare e stritolare.


Al resto ci pensa l’apporto degli attori: dai convincenti Ben Aldridge e Jonathan Groff coadiuvati dalla piccola Kristen Cui (baby-protagonista davvero efficace e per nulla irritante), alle tormentate figure dei loro invasori interpretati da Rupert Grint, Abby Quinn e Nikki Amuka-Bird, sebbene fra questi ultimi (a loro volta sconosciuti fra di loro) a spiccare sia soprattutto l’ex-wrestler Dave Bautista alle prese con una delle suo migliori performance (dopo la particina in “Blade Runner 2049”) da quando ha lasciato il ring per dedicarsi al cinema.


Un’omaccione tatuato ed intimidatorio ma intimorito dalla stessa missione che grava sulle sue spalle e ormai solo, nolente a fare del male od obbligare il suo seguito e la famiglia che ha preso di mira a compiere scelte indicibili e devastato all’idea che le sorti del mondo come lo si conosce dipendano da ciò. Tutte sfumature che il Nostro riesce a trasmettere benissimo anche solo con lo sguardo, le movenze e il tono della voce (da noi reso alla grande da Fabrizio Pucci).


Se da un lato la coppia protagonista è già di suo vittima delle angherie e dei pre-concetti di una società che nonostante secoli di progresso ed evoluzione ancora non accetta di buon grado l’omosessualità e le diversità, di punto in bianco e senza aver fatto nulla per meritarselo si ritrovano al centro di una situazione impensabile che minaccia sia la loro incolumità e l’amore che provano per ciascuno, che le sorti del mondo dove vogliono continuare a vivere. Dall’altra gli stessi “aguzzini” sono a loro volta vittime delle circostanze catastrofiche di cui si sono fatte carico e neanche vorrebbero ricorrere alla violenza, ma si vedono costretti a convertirsi nei 4 Cavalieri dell’Apocalisse, la cosa non li fa stare bene e si vedranno costretti a sacrificarsi a vicenda pur di rallentare l’Armageddon imperante.


La calamità distruttiva che grava sul mondo non è solo esterna ma soprattutto interna per il gruppo di personaggi coinvolti (da entrambi gli schieramenti), il fardello di dover sacrificare una persona cara lascia veramente sconvolti e porta a riflettere su cosa significhi essere umani e dove possa ancora esserci umanità. Ma anche di come molto spesso sia l’uomo e l’inflessibilità di certe sue convinzioni a costituire i mali che affliggono il mondo e potrebbero causarne la fine. E che persino rifiutarsi di decidere comunque porti a delle conseguenze e costituisca una presa di posizione.


Pur soffrendo di qualche spiegone di troppo che poteva essere anche lasciato all’immaginazione e alla libera interpretazione, Shyamalan sforna e confeziona con elaborata semplicità un altro thriller-horror che lascia tesi, incollati e spiazzati sino alla sua conclusione.

Non rinunciando a certe derive bibliche insite nella natura del racconto, senza aver nessuna pretesa di realismo e scegliendo addirittura di fare a meno di quei plot-twist stravolgenti tipici della sua filmografia (scelta che indubbiamente dividerà ma che in fin dei conti non stona affatto).


Una piacevole riconferma che non fa altro che mantenere accesso l’interesse e l’attesa verso i prossimi progetti di questo cineasta. See You Next Time!

VOTO: 8


#Shyamalan #Universal #DaveBautista #RupertGrint #BenAldridge #JonathanGroff #AbbyQuinn #KristenCui #Apocalypse #Disastermovie


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