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Retrospettiva su "ESSI VIVONO" - (1988) di John Carpenter

Il 34°anniversario di un'opera inestimabile ancora tremendamente attuale, soprattutto oggi


La TRAMA È SEMPLICE: il disoccupato John Nada da Denver si trasferisce a L.A. nella speranza di cercare lavoro, viene assunto in nero come operaio presso un cantiere edile e stringe amicizia con un collega di colore e con gli altri và ad abitare in una baraccopoli di periferia.


Un giorno, in seguito ad una serie di strani avvenimenti, da una scatola rinvenuta in una Chiesa della zona viene in possesso d'un paio di occhiali scuri con i quali vede la realtà per quella che è: da anni gli alieni hanno conquistato la Terra e imposto un regime capitalista omologativo con tanto di messaggi subliminali posti ovunque. Per nulla contento di ciò, tenterà di sgominarli in tutti i modi e svegliare quante più coscienze possibili.


PERCHÉ È ANCORA FONDAMENTALE: trattasi di un'opera nella quale il regista-compositore immise e sbatté in faccia senza tanti fronzoli ciò che animava la sua poetica autoriale e ciò che più lo spaventava (e ancora lo spaventa), in pieno periodo Reagan-iano e di lotte tra classi.

Smantellando così il Sogno Americano dall'interno.


Dove la Realtà è una Finzione sadicamente architettata, il denaro è il Nuovo Dio e l'unica chiave del successo è la piena omologazione agli alieni capitalisti che tutto dominano e controllano alla stregua di una setta massonica. Mostrando come la Storia dell'America sia basata sull'assoggettazione e l'imposizione del proprio conformismo e dei propri dogmi.


Dove chi dona un lavoro lo fa quasi più per pietà e chi vi si presta pur di restarvi aggrappato sacrifichi la propria integrità, la qualità della vita e la propria psiche.


Dove il suo stesso protagonista interpretato dal wrestler Roddy Piper non è altro che un uomo medio che inizialmente crede nel sistema ma quando vede le cose come realmente stanno diverrà quasi più sovversivo degli operai suoi compagni di lavoro. Se c'è un minimo di speranza per lui, forse ce n'è per tutti.


Anche se nessuno può dirsi immune al fattore commerciale/capitalista. Neppure gli artisti e gli autori (Carpenter compreso) che si vedono costretti a scendere a patti per farsi produrre le proprie opere, far sì che abbiano una distribuzione adeguata, abbiano rilievo e gli permettano di sostentarsi e continuare a lavorare.


Parliamoci chiaro: il consumismo e l'edonismo tanto criticati dal film fanno parte di una quotidianità alla quale ognuno di noi un po sottostà, anche con il desiderio del possesso e l'incoraggiamento all'acquisto di qualcosa anche non inerente al sostentamento o al fabbisogno ma che semplicemente ci fa piacere avere.

Certo la soluzione a certe circostanze e compromessi sarebbe il totale eremitismo ma davvero in pochi hanno il coraggio di andare fino in fondo a tale decisione riuscendo a non impazzire o sentire la mancanza di un qualsiasi contatto con la ""civiltà"".


L'alternativa sennò sarebbe una rivoluzione (anche silenziosa ed interiore) che davvero cambi le cose e non finisca col diventare una dittatura a sua volta. O accontentarsi della propria arte, vivere di questa e vedere fin dove porta.


Il tutto infine arricchito dalla soundtrack misteriosa e dal sapore quasi western imbastita dallo stesso regista, dalla sua messa in scena coinvolgente (così come i richiami al minimalismo della Fantascienza anni 50-60 nei suggestivi squarci in b/n, in quanto i colori distolgono dalla realtà) e di ottimi momenti action (in particolare un assolo di scazzottate di 10 minuti di fila).


Una pietra miliare del Cinema d'Intrattenimento PeNsante e non solo (tra le fonti ispiratrici di Matrix ma anche di altri).


#JohnCarpenter #RoddyPiper #KeithDavid #FantaHorror #UrbanWestern


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