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RRR - (2022) di S. S. Rajamouli

Risorgi, Ruggisci, Ribellati


TRAMONE: India, primo ventennio del ‘900 durante il Raj britannico, un governatore e la di lui moglie fanno rapire una ragazzina in possesso di un innato talento artistico. Il Guardiano della tribù di provenienza della bambina, Bheem, s’imbarca alla volta di Delhi per salvarla. Venuti a conoscenza di essere divenuti il bersaglio di costui, la coppia ingaggia l’ufficiale della polizia imperiale Rama Raju per scovarlo ed arrestarlo.


I due, ignorando le reciproche identità e schieramenti, s’incontrano e finiscono per stringere amicizia, ma quando le carte verranno scoperte, l’ufficiale dovrà scegliere da che parte stare e per quali cause valga la pena battersi e il guerriero dovrà scegliere fra la giustizia per le proprie genti e il neonato legame d’amicizia che si è instaurato.


PERCHE’ MERITA? Si potrebbero dire migliaia di cose (come anche nulla) su questa pellicola, ma fra gli elementi che più saltano all’occhio sono l’estetica e la tecnica. In particolare la 1^componente, così patinata da discostarsi dal foto-realismo a cui Hollywood ci ha abituati.


Tutto è così carico, ipertrofico e portato all’eccesso, al foto-realismo viene preferito un gusto maggiormente barocco e colorato così come viene annullata ogni plausibilità logica o realistica nella narrazione o nelle azioni e nella forza dei personaggi. Tanto da sfiorare il Trash, eppure dietro vi è tanta consapevolezza della propria tronfiaggine e auto-ironia che alla fine il tutto risulta sorprendentemente armonico e spensierato, pur non facendosi mancare momenti di maggior tensione e serietà.


E sebbene ci sia più Provvidenza qui che in tutta la Divina Commedia & i Promessi Sposi messi insieme e la cgi non venga lesinata senza però mai stonare, il sudore e il sangue non vengono risparmiati e per quanto sia tutto esagerato la fisicità si avverte.


Sul piano tecnico, la regia di Rajamouli è immersiva e ad ampio respiro, venendo risaltata da una fotografia pulita ma attenta alle cromature delle luci e dei colori che dettano i toni della storia. E malgrado le ragguardevoli 3 ore di durata <minutaggio per certi versi comune per queste produzioni>, il ritmo non cala mai. Ogni atto che compone l’opera è concepito in modo che riempia gli occhi o che abbia qualcosa di impattante da mostrare e raccontare.


Lo slow-motion impiegato più che dare pesantezza e solennità riesce a trasmettere l’enfasi, la fluidità e il dinamismo d’ogni frame ed ogni combattimento. Tra scontri corpo a corpo, ribaltando mezzi di trasporto o alberi, con armi da fuoco e frecce o lasciando addirittura che gli animali di uno zoo scatenino il pandemonio.


E sì: trovano spazio gli immancabili ed inevitabili numeri musicali che nella loro pomposità a tratti cringevole riescono a trasmettere lo slancio vitale e l’energia che questo tipo di pellicole intendono trasmettere. Oltre ad essere un modo per contrapporsi al buon gusto occidentale che imperversa nei luoghi più borghesi.

L’unico barlume di realismo è dato dal fatto che i 2 protagonisti rappresentino dei personaggi veramente esistiti nella storia dell’India, ciò che però li fa incontrare e quanto segue è tutto fittizio ed edulcorato.


E sebbene il patriottismo in questa pellicola sia molto ostentato e gli inglesi siano ritratti in maniera molto dispregiativa (salvo una ragazza che proverà infatuazione per uno dei protagonisti o pochi altri soggetti neutrali), andrebbe spezzata una lancia ricordando che costoro non si dimostrarono dei simpaticoni nei confronti dei paesi che avevano colonizzato o con gli altri territori che gli erano annessi <tipo la Scozia ai tempi di William Wallace e Robert the Bruce>.


Ma ciò che concettualmente eleva questa pellicola è il modo con cui la missione che unisce i 2 protagonisti finisce per unificare la nazione e ridargli un’identità, integrando ed incanalando tutte le diversità che la compongono verso una causa comune. In modo che il Fuoco e l’Acqua (sempre Bheem & Rama) si combinino in quella forza della natura che permetta la ribellione agli invasori e la riconquista della propria libertà.


Arrivando a parlare anche in maniera tutt’altro che banale di amicizia, un’amicizia nata e messa duramente alla prova da due fronti opposti e in contrasto ma che alla fine, malgrado tante peripezie, riesce a restare salda, ad insegnare ad entrambi qualcosa in più dello spaccato civile di cui fanno parte e in questo modo a unire sia loro (in tutti i sensi: ad un certo punto della resa dei conti finale, uno dei due verrà ferito alle gambe e l’altro se lo porterà sulle spalle per poter continuare a combattere) che tutto il resto della nazione.


Nel bene e nel male anche una summa di tutti gli stilemi e gli oltranzismi che contraddistinguono la cinematografia Tollywood-iana. Prendere o lasciare.

VOTO: 7/8


#SSRajamouli #Tollywood #Epicness #ActionAdventure #India #Kolossal


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